Le opere di Yasuo Sumi di Shozo Shimamoto (GUTAI n.5, 1956)

Yasuo Sumi e Shozo ShimamotoSumi fa spesso uso di pettini, abachi giapponesi e vibratori, ama strumenti che si confanno alla sua personalità, senza cambiare più di tanto, al contrario degli altri membri del gruppo che si specializzano nella ricerca di nuovi materiali. Penso che una delle sue caratteristiche sia quella di usare quegli strumenti non tanto per essere più veloce nel tracciare tanti tratti paralleli, quanto più per la dinamicità che comporta un difficile controllo.
In pratica, nelle sue opere, e in particolare in quelle in cui usa il vibratore, a causa delle tantissime vibrazioni il colore talvolta finisce col saltare e spargersi senza poter essere indirizzato in qualche modo. In genere si può dire che questo è “sporcare”, e questo sporco non è una cosa prodotta casualmente ma al contempo piacevole: è davvero uno sporcare. È per questo che io fin dall’inizio ho cercato di evitare quanto più possibile il senso di sporcizia e di macchia, ritenendo che se non ci fosse stata sarebbe stato meglio, ma poi ho capito come questo sia il modo di espressione
di Sumi più vicino al suo essere. L’uso di quei strumenti è per Sumi non un fatto di comodità ma di fusione con la sua natura.
Shozo Shimamoto
GUTAI n.5, 1956